Fiorello, la sua ironia punge Carlo Conti: stroncato il cast di Sanremo 2026
Fiorello-Chiecosa.it (Fonte: Rai Play)
In una puntata del suo programma radiofonico, lo showman Fiorello ha punto apertamente le scelte del direttore artistico Carlo Conti per Sanremo 2026, definendole frettolose e poco curate: “Ha puntato su nomi corti e facili, senza davvero curarsi delle canzoni”.
Il commento arriva subito dopo l’annuncio del cast ufficiale del Festival, diffuso domenica scorsa: una lista che ha scatenato molte reazioni, tra sorpresa, delusioni e critiche. Fiorello, ospite del programma “La Pennicanza”, non le ha mandate a dire: secondo lui, l’obiettivo non era trovare qualità musicale, ma “andare di fretta” e puntare sulla rapidità piuttosto che sulla sostanza. La sua ironia pungente — definire Conti “subdolo” — ha colto di sorpresa molti, ma riflette un malumore diffuso tra chi sperava in un cast più solido e tradizionalista.
Il riferimento velato ai “nomi corti” scelti da Conti è diventato il fulcro della sua critica: “Raf, LDA, Nayt, Luché… tutti nomi facili da scrivere, veloci da leggere — ha detto Fiorello —. Ma la domanda è: chi si ricorderà le canzoni?”. Una stoccata che va oltre la satira e mette in discussione la direzione artistica del Festival, aprendo un dibattito su come si costruisca davvero un cast credibile e rispettato.
Perché la polemica di Fiorello mette in crisi le certezze di Sanremo 2026
Il Festival di Sanremo è da sempre uno specchio del gusto musicale e televisivo italiano, e ogni anno l’annuncio dei partecipanti genera attese, entusiasmi e critiche. Quest’anno, con la lista definita da Conti, molti spettatori hanno sollevato perplessità sulla presenza — e sull’assenza — di nomi “storici”. L’ironia di Fiorello ha amplificato queste sensazioni, suggerendo che la direzione abbia cercato prima la semplicità e l’immediatezza piuttosto che l’autenticità artistica.
Il suo intervento su radio assume dunque un significato diverso dal classico sketch comico: rappresenta una voce di dissenso, la presa di posizione di chi osserva dall’esterno e non ha paura di dire che qualcosa non funziona. E lo fa con leggerezza, ma anche con una chiarezza disarmante — un richiamo a guardare oltre le luci dei riflettori e chiedersi cosa resti davvero quando cala il sipario.
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Il cast ufficiale, le critiche e un Festival che potrebbe iniziare già in salita
Alla base delle critiche c’è la percezione di un cast sbilanciato verso nomi emergenti, giovani o meno noti, piuttosto che su artisti di lunga esperienza. Questo approccio — secondo molti — rischia di trasformare il Festival in una vetrina commerciale piuttosto che in un vero palco di qualità. Alcune assenze illustri si sono fatte notare, e il pubblico ha subito confrontato le aspettative con la realtà.
Il messaggio di Fiorello conferma questa frattura: c’è una parte del pubblico che avrebbe voluto una selezione più coraggiosa, attenta e coerente con la storia del Festival. E l’appello è chiaro: Sanremo resta un’istituzione, ma ogni anno rischia di perdere qualcosa se il criterio di selezione si riduce a una lista funzionale alla durata televisiva. Con queste premesse, il 2026 parte con un clima acceso e un dibattito già aperto, prima ancora del primo accordo di nota sul palco dell’Ariston.
