Claudio Santamaria: dal rione Prati al cinema italiano tra supereroi, cantautori e antieroi
Claudio Santamaria - Chiecosa.it (Fonte: screenshot Mediaset Play)
Capace di passare da supereroe di periferia a cantautore maledetto, da boss di fiction a voce di Batman, Claudio Santamaria è uno di quegli attori che hanno ridisegnato il volto del cinema e della TV italiana degli ultimi vent’anni.
Attore, doppiatore, regista e anche narratore, Claudio Santamaria è oggi uno dei volti più riconoscibili dello spettacolo italiano. Nato a Roma il 22 luglio 1974 e cresciuto nel rione Prati, si è formato tra liceo artistico e corsi di recitazione, passando in gioventù anche per gli studi di doppiaggio prima di approdare stabilmente al teatro. Proprio il palcoscenico, con i primi spettacoli nelle compagnie romane, gli ha dato la disciplina e l’istinto necessari per affrontare la macchina da presa con una naturalezza che il pubblico ha imparato presto a riconoscere.
Il debutto al cinema arriva alla fine degli anni Novanta, con piccoli ruoli in film popolari e d’autore che lo mettono subito sotto i riflettori: dalle commedie come “Fuochi d’artificio” ai titoli che lo impongono all’attenzione della critica, come “Almost Blue” e “L’ultimo bacio”. Con il tempo Santamaria diventa il volto ideale di personaggi sospesi, fragili, spesso in bilico tra legalità e ribellione, fino all’esplosione definitiva con “Romanzo criminale” e soprattutto con “Lo chiamavano Jeeg Robot”, il film che gli vale il David di Donatello come miglior attore protagonista e la consacrazione presso il grande pubblico.
Dagli esordi romani al volto del nuovo cinema italiano
Dietro la fama di oggi c’è un percorso costruito con pazienza. Da ragazzo, Santamaria frequenta un corso triennale di recitazione, affinando il proprio mestiere in teatro prima ancora che sul set. Lavora con registi e autori della scena indipendente romana, sperimenta registri diversi, dal drammatico più essenziale alla commedia surreale, e impara a usare il corpo e la voce come strumenti duttili, pronti a cambiare a seconda del personaggio. È in questi anni che prende forma uno stile recitativo riconoscibile: asciutto, fisico, lontano dalle pose affettate, ma capace di improvvise accensioni emotive.
Il passaggio al cinema gli offre l’occasione di mettersi alla prova in ruoli sempre più complessi. In pellicole come “Paz!”, “Agata e la tempesta”, “Baciami ancora” e “Diaz – Don’t Clean Up This Blood” porta in scena uomini irrisolti, appassionati, contraddittori, spesso specchio di un Paese che fatica a riconoscersi. I registi lo cercano proprio per questa sua capacità di rendere credibili figure lontane tra loro, dal ragazzo di provincia che sogna di cambiare vita al criminale di quartiere, dal padre imperfetto al militante politico. Il risultato è una filmografia ricca, in cui si alternano film d’autore, opere di genere e produzioni popolari, sempre attraversate da una forte attenzione per la dimensione umana dei personaggi.
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Il supereroe di periferia, la voce di Batman e la vita oltre il set
La svolta arriva con “Lo chiamavano Jeeg Robot”, in cui interpreta un ladro di borgata che, dopo un incidente, scopre di avere poteri straordinari. È un supereroe profondamente italiano, sporco, disilluso, lontano anni luce dai modelli hollywoodiani, e proprio per questo capace di entrare nell’immaginario collettivo. Per quel ruolo Santamaria lavora sul corpo, sulla voce, sulla psicologia del personaggio, restituendo un eroe riluttante che parla a una generazione intera. Il premio più importante, il David di Donatello, certifica quello che il pubblico ha già capito: dietro quella fisicità ruvida c’è un interprete in grado di reggere sulle proprie spalle film complessi e rischiosi. Parallelamente, l’attore affianca alla carriera sul set un impegno civico e sociale, prestando spesso la propria voce e il proprio volto a progetti legati ai diritti umani e alla memoria storica.
La voce è uno dei tratti più distintivi del suo successo. Santamaria è infatti anche un doppiatore di primo piano: è lui la voce italiana di Christian Bale nella trilogia di Batman diretta da Christopher Nolan e in altri film, così come del Cavaliere Oscuro nella serie di film d’animazione LEGO. Questo lavoro, sommato agli audiolibri e alle letture pubbliche, ne ha fatto un punto di riferimento del doppiaggio, capace di passare dall’epica supereroistica al tono confidenziale della narrazione. In parallelo, la sua presenza in televisione – tra fiction come quella dedicata a Rino Gaetano, serie romantiche, programmi d’intrattenimento e apparizioni da ospite o conduttore – ha contribuito a renderlo un volto familiare anche a chi frequenta poco la sala. Nella vita privata, il matrimonio con la giornalista e scrittrice Francesca Barra e la scelta di raccontare con discrezione la propria famiglia restituiscono l’immagine di un artista che difende il proprio spazio personale mentre continua a esplorare, progetto dopo progetto, nuovi modi di stare in scena.
