Morte insieme le gemelle Kessler, regine della tv degli anni 60: quali sono le cause del decesso
Gemelle Kessler-Chiecosa.it
Alice ed Ellen Kessler, le celebri “gambe della nazione” e icone del varietà europeo, se ne sono andate insieme a 89 anni, dopo una vita vissuta fianco a fianco sui palcoscenici di mezzo mondo.
La notizia della morte delle gemelle Kessler, avvenuta nella loro casa in Baviera, ha scosso il mondo dello spettacolo e il pubblico che le aveva amate sin dagli anni Sessanta. Secondo quanto riportato dalla stampa tedesca, le due sorelle sono state ritrovate senza vita nella loro abitazione alle porte di Monaco, dove vivevano da molti anni, e sulle cause del decesso sono in corso accertamenti da parte delle autorità.
Per l’Italia si chiude un capitolo fondamentale della storia della televisione: le Kessler non sono state solo due ballerine di straordinaria eleganza, ma il simbolo di un’epoca in cui il varietà televisivo contribuiva a cambiare gusto, costumi e immaginario collettivo. Con le loro coreografie perfette, i sorrisi sincronizzati e quella figura slanciata che valse loro il soprannome di “gambe della nazione”, hanno unito nel tempo pubblico tedesco e italiano, diventando un ponte vivente tra due culture.
Dalla Sassonia al Lido di Parigi: la strada verso il mito
Nate il 20 agosto 1936 a Nerchau, in Sassonia, Alice ed Ellen scoprono presto la passione per la danza: a sei anni iniziano le lezioni di balletto e, da adolescenti, entrano nel corpo di ballo dell’Opera di Lipsia. Nel dopoguerra la famiglia vive nella Germania dell’Est, ma nei primi anni Cinquanta i genitori decidono di fuggire verso Ovest, approfittando di un permesso per lasciare il Paese. In Germania Ovest trovano i primi ingaggi come ballerine di rivista al Palladium di Düsseldorf, dove il loro talento attira l’attenzione degli impresari internazionali. Da lì il salto al leggendario Lido di Parigi, dove si esibiscono stabilmente tra il 1955 e il 1960, affinando uno stile fatto di precisione, ironia e glamour.
La loro popolarità esplode in Europa quando rappresentano la Germania all’Eurovision nel 1959 con il brano “Heute Abend wollen wir tanzen geh’n”, classificandosi all’ottavo posto e imponendosi come duo di spicco della scena musicale e televisiva. Parallelamente iniziano a incidere dischi in tedesco, francese e italiano, partecipano a film e grandi show internazionali, arrivando anche in televisione negli Stati Uniti, ospiti di programmi molto seguiti. La loro immagine, fatta di eleganza nordica e grande disciplina professionale, diventa un marchio riconoscibile in tutto il continente.

L’Italia, il Da-da-um-pa e un legame che non si è mai spezzato
All’inizio degli anni Sessanta le gemelle Kessler si trasferiscono in Italia e trovano nella Rai la loro casa artistica. Partecipano a programmi come “Giardino d’inverno” e soprattutto a Studio Uno, il grande varietà che le trasforma in star assolute del piccolo schermo. Qui portano per la prima volta al pubblico italiano il travolgente “Da-da-um-pa”, destinato a diventare uno dei motivetti più celebri della storia della nostra tv e a consacrarle come protagoniste del boom del varietà. Nel frattempo recitano al cinema, lavorano in teatro e incidono brani che restano legati per sempre agli anni del bianco e nero, quando il sabato sera in famiglia significava sedersi davanti allo schermo per vedere proprio loro.
La loro carriera non si esaurisce con gli anni Sessanta: tra Germania e Italia continuano a esibirsi in spettacoli più sofisticati, dal teatro musicale ai concerti, fino a ruoli di rilievo come quello nello spettacolo ispirato ai “Sette peccati capitali” di Brecht e Weill. Negli anni Ottanta rientrano stabilmente in Baviera, a Grünwald, senza però spezzare il rapporto con il pubblico italiano, che le ritrova spesso come ospiti nei grandi show televisivi. Premi, riconoscimenti ufficiali in Germania e Italia, e un impegno costante a favore del mondo dello spettacolo e di iniziative solidali completano il ritratto di due artiste che hanno scelto di non sposarsi e di non avere figli, vivendo una vita quasi simbiotica. In un’intervista avevano spiegato di voler riposare nella stessa urna, accanto alle ceneri della madre Elsa e del loro cane, e di destinare il loro patrimonio a una grande organizzazione umanitaria internazionale: un ultimo gesto condiviso, in perfetta continuità con un’esistenza vissuta sempre all’unisono.
